sabato 28 luglio 2012

BIANCO

Bianco. 
Di vestito immacolato, che cade morbido sulla pelle ad accarezzare le forme del corpo mentre il vento lo fa danzare al suono di una musica che nessun altro è capace di sentire. 
Bianco di denti in risate garrule di bambini all'uscita di scuola, nell'aria di primavera profumata di bucati stesi al sole ad asciugare. 
Bianco di nuvole spumose in forme di animali immaginari e immaginati, mentre con le dita intrecciate ne tracciamo il contorno; così vicine che sembra di poterle toccare, di poterci infilare le dita dentro ed affondare nella loro morbidezza. 
Bianco di purezza mai così tanto desiderata, di riscatto gridato al cielo e a due occhi profondi, nessuna parola in quell'urlo silenzioso che esplode da dentro, che zittisce ogni suono di un passato che vedo sgretolarsi come la terra arida di una zolla in un campo assetato d'acqua. 
Bianco.
Bianco di neve in piccoli fiocchi perfetti che scendono ad attutire i rumori in un mattino di Natale, dove trepidanti mani di bimba scoprono i doni arrivati di notte come per magia. 
Bianco foglio di carta, pronto per essere invaso da mille e più colori, intonso per scriverci sopra una vita. 
Bianco di fibre di ossa di nervi in apparente contrasto di rosso carne e sangue, mai invece così perfettamente in sintonia in ogni parte, in ogni sfumatura. 
Bianco di fiore in un piccolo vaso di maiolica dai decori azzurri, su quel terrazzo in riva al mare, dove una candela illumina quel tanto che basta perchè possa vedere la tua bocca, che così bella sussurra il mio nome.

All that I am
All that I ever was
Is here in your perfect eyes
They are all I can see

( "Chasing cars", Snow Patrol )


domenica 22 luglio 2012

Le MELANZANE RIPIENE della NONNA






A casa dei nonni c'era sempre quell'odore familiare, inconfondibile già salendo le scale, quell'odore rassicurante che avvolge ogni casa, permettendoci di riconoscerla anche ad occhi chiusi. Dopo quattro piani di scale arrivavamo col fiatone, io e mio fratello facendo a gara per chi arrivava prima, i nonni ci accoglievano sul pianerottolo, con la porta aperta e l'odore del pranzo che si spandeva ovunque. Ricordo gli oggetti, inconfondibili nella loro consueta posizione: i cappotti di mia nonna appesi all'attaccapanni in inverno, il bollitore appoggiato sulla stufa, il centrino sullo schienale della poltrona in pelle marrone in salotto, la donnola impagliata sulla libreria dello studio... e il pacchetto di Ritz, immancabile nello stesso ripiano della cucina. Ho l'immagine di mia nonna che fa la Settimana Enigmistica, seduta in cucina, con i suoi occhiali e la gamba "malata" di sbieco sotto la seggiola; mio nonno nello studio a scribacchiare le sue carte o a disegnare ed io che via via crescevo e con le dita riuscivo quasi a toccare i fili ornamentali che scendevano dal paralume...
E ogni volta, dal ripostiglio, mio nonno tirava fuori il vecchio album con le foto di una vita, raccontandomi chi erano quelle facce così antiche che stavano in posa davanti all'obiettivo, lontani parenti oppure loro da piccoli, nelle immagini consumate dalla luce e dal tempo. Mi raccontava di come avesse conosciuto mia nonna tantissimi anni prima, quando veniva mandato in campagna a trascorrere l'estate dalla famiglia di lei, numerosissima di fratelli e sorelle, di nonni e zii, di lavoro duro nei campi e dietro agli animali. E di come tra le sette sorelle avesse scelto proprio lei, mia nonna Renata detta Gina, continuando ad andare a trovarla ogni anno in quella casa fuori Firenze che via via sentiva sempre più cara, fin quando, in tempo di guerra, si erano finalmente sposati. Non mi stancavo mai di ascoltare mio nonno, che con la voce calma e i suoi occhi limpidi e chiari mi raccontava quella storia così romantica, la storia della sua vita. E non importa se negli anni, quando si faceva sempre più vecchio, mi chiedeva se me l'avesse mai raccontato, come aveva conosciuto la nonna. Lo ascoltavo con lo stesso interesse e gli occhi sognanti di una bambina che ascolta la sua storia preferita. E ora che i nonni non ci sono più conservo nel cuore e nella mente il sapore di quei ricordi.

Le melanzane cucinate così era solita farle mia nonna e mia mamma le prepara esattamente come le faceva lei. Hanno il sapore di casa e della tradizione di famiglia, un piatto semplice ma sostanzioso e davvero davvero gustoso. 


INGREDIENTI:

- melanzane lunghe
- mortadella
- fontina ( o emmental ) a fette sottili 
- 1 uovo
- farina
- pangrattato
- olio per friggere










































Sbucciare le melanzane e tagliarle a fette sottili per il lungo, adagiarle su di un piatto, salarle e lasciarle a  perdere l'amaro per circa un paio d'ore, ponendo il piatto inclinato e con un altro piatto sopra. A questo punto asciugarle bene, scaldare abbondante olio ( di semi ) in una padella larga e friggere le melanzane finche non saranno appena dorate. Lasciarle ad asciugare su uno scottex, una volta fredde accoppiarle secondo la misura, porre al centro una strisciolina di mortadella e una di fontina o emmental, infarinare, passare nell'uovo sbattuto e infine nel pangrattato e friggere nell'olio bollente. Sono buone calde ma anche fredde. 


Just a perfect day
Problems all left alone
Weekenders on our own
It's such fun


Oh, it's such a perfect day
I'm glad I spend it with you
Oh it's such a perfect day
You just keep me hanging on


( "Perfect day", Lou Reed )











giovedì 12 luglio 2012

LINGUINE alle MAZZANCOLLE, CHAMPAGNE e POMODORINI

IL PRIMO AMORE NON SI SCORDA MAI

Leggere, leggere, leggere... sono cresciuta in una famiglia dove leggere è pane quotidiano, in una casa di 120 mq che quasi in ogni stanza ha una libreria, libri ammucchiati e stipati ovunque, libri regalati per Natali e compleanni, in ogni occasione, libri di favole, romanzi, manuali, libri di storia, gialli, fantascienza, horror, enciclopedie e come se non bastasse riviste, giornali, persino i depliant venivano e vengono conservati dai miei genitori... Mio nonno mi leggeva le favole quando ero piccola, le leggeva e le registrava sulle cassette affinchè io e mio fratello potessimo ascoltarle quando non era lui a farlo; i miei genitori insistevano tanto perchè leggessi, mi regalavano libri in continuazione. Ma niente. Non c'era niente da fare: a me leggere non piaceva. Mi piacevano i libri dove c'erano i disegni, quelli sì, li abbiamo finiti io e mio fratello a furia di sfogliarli, copiavo le illustrazioni, li aprivo e iniziavo a sognare di topini, principesse e cavalli, di boschi e draghi... ma di leggere un libro senza disegni non se ne parlava proprio. Alle medie ci davano i libri da leggere, per me era una tortura, non esisteva proprio che qualcuno mi imponesse di leggere, forse proprio per quello associavo la lettura non a un piacere ma ad una costrizione, faticavo a far scorrere le pagine, la mia mente non riusciva proprio a concentrarsi. Poi un giorno a 15 anni, mentre ero da Feltrinelli con mia mamma, i miei occhi hanno iniziato a vagare, a scrutare le copertine curiosi, vedevano quelle pile ordinate di libri intonsi con uno sguardo diverso; allora le mie mani hanno iniziato a toccarli, a sfogliarne le pagine sentendo quel profumo che solo un libro nuovo possiede, ad apprezzarne il peso, la consistenza, a leggere titoli e poi risvolti di copertina... e poi eccolo, era Lui, quello che io considero il capostipite, il primo amore, quello che non si scorda mai, quello che ha avuto l'onore e il privilegio di essere il primo vero libro che ho amato: Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino. Adesso mi guarda dalla libreria, finito e consumato dalle tante riletture, orgoglioso di esser stato il primo e di aver dato il la ad una carriera di lettrice che con gli anni si è fatta sempre più forte e intensa. Orgoglioso di avermi iniziata ad uno dei piaceri più grandi che ho nella vita, di avermi spalancato un mondo così infinito e ricco, un mondo dove crescere, sognare, rifugiarsi, apprendere, evadere, arricchirsi, saziare quella sete e quella bramosia di sapere che caratterizza coloro che hanno la fortuna di amare i libri.  
Quindi sì. Gli devo davvero tanto, ho iniziato quel giorno insieme a Lui e non ho più smesso.






INGREDIENTI:
( per 2 persone )

- 160 g di linguine
- 300 g di code di mazzancolle ( le mie erano surgelate, già scottate )
- una dozzina di pomodorini
- 1 ciuffo di prezzemolo
- 2 spicchi d'aglio
- 1 bicchiere di champagne ( per me MUMM )
- olio evo
- peperoncino


In una padella capiente soffriggere l'aglio intero in abbondante olio evo, prima che prenda colore aggiungere le mazzancolle, lasciarle rosolare un minuto poi sfumare con lo champagne; cuocere per circa tre minuti dopodiché togliere le mazzancolle e metterle da parte, abbassare la fiamma e aggiungere nel sughetto i pomodorini tagliati a dadini, il prezzemolo tritato e una spolverata di peperoncino, cuocere una decina di minuti, spegnere il gas e rimettere nella padella le mazzancolle. Cuocere le linguine in abbondante acqua salata, scolarle al dente e saltarle in padella con il sugo. 

Servire e, ovviamente, accompagnare la cena sorseggiando il restante champagne ;)



Tomorrow night
Will you be with me when the moon is bright?
Tomorrow night
Will you say those lovely things you said tonight?

( "Tomorrow night", Bob Dylan )





lunedì 2 luglio 2012

ARIA







Una ventata d'aria fresca ha ripulito tutto, quella pioggia così attesa è arrivata finalmente, per farmi alzare le braccia al cielo e gli occhi, guardare in alto e riprendere per mano la vita.


A te che mi hai trovato 
All' angolo coi pugni chiusi 
Con le mie spalle contro il muro 
Pronto a difendermi 
Con gli occhi bassi 
Stavo in fila 
Con i disillusi 
Tu mi hai raccolto come un gatto 
E mi hai portato con te
 

( "A Te", Jovanotti )
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